Soprannominato l'Avvocato, per la laurea in giurisprudenza, è stata una figura chiave della storia economica, politica e sportiva dell'Italia del Novecento. Nato a Torino e qui scomparso nel gennaio del 2003, Giovanni Agnelli, detto Gianni, dal 1966 subentrò al padre Edoardo alla presidenza della FIAT, guidandola per 40 anni tra alti e bassi. Senatore a vita dal 1991, i suoi rapporti con il sindacato e i partiti di sinistra, in primis il PCI, influenzarono notevolmente il dibattito politico sui temi del lavoro e dello sviluppo economico. Raffinato intenditore di calcio, il suo nome è legato ai maggiori trionfi della Juventus, di cui fu presidente onorario fino alla morte.
La mia vita coincide per tre quarti con quella della Fiat. E il mio rapporto con la Fiat è per metà di memoria e per metà di vissuto.
Ebbe una giovanile relazione con Pamela Churchill, la moglie divorziata dal figlio dello statista inglese: «Si sono usati l’un l’altro». Gianni le regalò un appartamento a Parigi, un’auto con chauffeur. Ma non funzionò, in parte per l’avversione delle sorelle. Poi il matrimonio con la giovane aristocratica dal lungo collo: Marella Caracciolo. «A mia madre Gianni non piaceva — racconta suo fratello Nicola — lo trovava terribile, aveva una reputazione troppo glamour». E sua figlia aggiunge: «Nei primi mesi di matrimonio, Marella giaceva sul sofà, beveva succo d’arancia, leggeva poesie. Gianni, temendo di avere sposato una donna svenevole, la mandò a Venezia da Lily Volpi a imparare come si conduce una casa».